DONNE E BAMBINI MIGRANTI RESPINTI A GORINO. CAMMINO RICHIAMA IL DOVERE COSTITUZIONALE DI SOLIDARIETA’ SOCIALE E DI PACIFICA CONVIVENZA TRA POPOLI ED ETNIE

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La Camera Nazionale Avvocati per la Famiglia e i Minorenni rileva lo straordinario contrasto tra il comportamento della popolazione del piccolo comune del ferrarese e i nostri principi giuridici.

Roma, 25 ottobre 2016 – Dodici donne e otto bambini che fuggivano da fame, guerra e morte, ieri si sono visti chiudere le strade del comune che avrebbe dovuto ospitarli temporaneamente addirittura con le barricate. Una rivolta, quella messa in piedi ieri sera dalla popolazione di Gorino in provincia di Ferrara, che però ha avuto uno sciagurato successo: i profughi, su ordine delle Autorità competenti, sono infatti stati trasferiti altrove.

“La notizia delle barricate di Gorino (Ferrara), per impedire che fossero accolte dodici donne migranti ed i loro otto bambini, indigna la coscienza civile. La resistenza della popolazione contro l’accoglienza dei soggetti più vulnerati e più bisognosi non si coniuga con i valori costituzionali della protezione del più debole ma nemmeno con i principi della umana convivenza. Cammino, che sin dalla sua costituzione ha fra i suoi obiettivi primari la tutela dei soggetti deboli, esprime profonda vicinanza ai migranti respinti e giustificata perplessità per l’azione che scrive una pagina triste della storia del Paese, fortunatamente in contrasto con tante altre di solidarietà e di accoglienza”, afferma Maria Gloria Basco, Vicepresidente nazionale per il Nord di Cammino.

“Non possiamo dimenticarci -aggiunge la presidente nazionale Maria Giovanna Ruo – che i Padri costituenti vollero sottolineare che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e richiede l’adempimento dei doveri di solidarietà sociale, politica ed economica che definirono inderogabili nell’art. 2 della Costituzione. Respingere a furore di popolo donne e minori migranti, costruendo barricate, appare in aperto contrasto con i principi cardine della nostra civiltà giuridica”. Inoltre c’è anche da chiedersi quale sia il messaggio educativo che viene in questo modo mandato ai figli dei barricaderi gorinesi. Questi forse non sanno che l’art. 29 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo prevede che l’educazione debba avere come finalità anche quella di “preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi”. Tutto ciò mal si concilia con un comportamento di esclusione e violenta chiusura.

 

LORENZO COLETTA

Ufficio Stampa Nazionale

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